A 40+ anni molte delle tue abitudini sono già consolidate. Nel corso della vita hai spesso sviluppato alcune “routine mentali” che ti fanno credere di fare sempre la scelta giusta.
Quando hai a che fare con qualcosa di noto, ti senti a tuo agio nella tua zona di comfort, in un posto sicuro dove nessuno può farti del male. Gli esempi sono tanti: la famiglia, un amico, il lavoro, il tuo paese d’origine, la tua passione, un libro, lo sport e altro ancora. Insomma, scegli dove sentirti al sicuro, dove provare quella sensazione di benessere che ti rende immune da ogni influenza negativa.
La definiamo zona di comfort proprio perché ti senti “confortato” e sicuro: è il filtro per eccellenza delle situazioni che meglio vivi e conosci. Ti dici: “fuori succede questo, ma io qui mi sento protetto da tutto e tutti. Nessuno potrà mai farmi del male”.
Pascoli lo chiamava “il nido”, alludendo alla famiglia, perché la famiglia ci protegge e infonde del bene. Verga si appellava all’ideale dell’ostrica per spiegare quanto ci si sentisse meglio stando. nel proprio habitat attaccati allo scoglio. perché una volta staccati da li si poteva cadere nelle grinfie di pesci più grossi.
Il tuo nascondiglio perfetto
In realtà, quando parliamo di zona di comfort non possiamo dare una definizione di “cose belle e buone che abbiamo”. E’ più un qualcosa di neutro, fatto da situazioni belle e meno belle alle quali sei oramai abituato. Il fatto che le senti così “tue” richiama una sensazione che ti spinge a non andare oltre la linea di confine.
Regna la consuetudine, nulla di diverso può accadere e questo, in un certo senso, ti consola. Sai già come comportarti: reazioni scelte, vissute e comprovate da tempo che sono maestre risolutrici di tutta quella serie “standard” di eventi che accadono quotidianamente.
È come quando da piccolo andavi a cercare il nascondiglio perfetto quando volevi stare un po’ per conto tuo. Come quando ergevi una capanna tra le sedie con un paio di coperte e li sotto passavi il tempo come meglio ti piaceva. Ti sentivi completamente al sicuro.
Chiaramente, non è sbagliato posizionarti dove ti senti meglio, perché hai il diritto di scegliere il tuo angolo di bene. Diventa un nido dove cullarti quando non ti senti di affrontare una situazione. Quando non ti senti pronto a fronteggiare un qualsiasi tipo di difficoltà.
Bolle di cristallo e ruoli passivi
Viene spontaneo chiedersi se dietro tale vantaggio del sentirti bene, tu stia correndo dei rischi. Apparentemente no, anche perché quale svantaggio potrebbe apportare il fatto di sentirti a tuo agio? Nessun rischio, dunque… a patto di non isolarti quasi completamente chiuso in una bolla di cristallo che tu stesso hai costruito nella routine.
Abbiamo parlato di difficoltà, di situazioni da “sciogliere” perché ti tengono in pugno. Diventare schiavo delle tue reazioni più che fare da padroni ad esse. Facciamo un banale esempio: stai passeggiando vicino a un corso d’acqua e a un certo punto perdi un oggetto importante.
Un’opzione sarebbe quella di arrivare fino alla fine del fiumiciattolo e attendere finché lo scorrere delle acque non ti restituisca ciò che hai perso. Un’altra opzione sarebbe, invece, avere un tipo di reazione istintiva che ti spinge ad adottare l’azione migliore per riprendere subito possesso del tuo oggetto.
Quale la differenza tra le due opzioni? La prima è la più semplice e implica un ruolo passivo dell’aspettare fiduciosamente, perché basta arrivare alla destinazione del corso d’acqua e attendere. La seconda è coraggio, è spingersi oltre, è reattività a ciò che ti sta accadendo. Importi prendendo una decisione diversa dalle solite o da quelle più ovvie.
Scegli che giocatore essere
Questo esempio può essere applicato alle più disparate situazioni che ti trovi di fronte: devi solo scegliere che ruolo giocare, passivo o attivo. Non sai come andrà, ma ci hai provato, hai reagito e questo ti porta già a qualcosa di diverso, a qualcosa di superiore e, in primis, a credere in te stesso.
Quel nido di Pascoli, quell’ideale dell’ostrica di Verga vengono rimpiazzati con un tuffo nel vuoto: un vuoto pieno di vita e l’unico in grado di sbloccarti da una situazione. Per raggiungere obiettivi è necessario spingerti oltre, il rischio è solo quello di farti più avanti: un vantaggio, dunque.
Per superare le difficoltà occorre sempre metterti alla prova, sperimentare qualcosa di diverso per uscire dal limbo dell’abitudine e della solitudine.
Alcune strategie utili
Individuiamo genericamente alcune soluzioni o strategie che ti aiutano a non essere prigioniero della zona di comfort. Avremo modo di approfondirle nel corso dei prossimi articoli:
abbi più fiducia in te stesso
responsabilizzati: decisioni attive, non lasciare che il corso d’acqua scorra per vederlo arrivare a destinazione passivamente
Gioca sempre un ruolo attivo
non essere una pedina in balia degli eventi
Non ingigantire le situazioni
non farla più grossa di quella che è. Scaccia la paura, usala come opportunità e vedila come qualcosa che ti porta a un risvolto positivo: sfruttala per vincere e vincerla
Tieni bene a mente che “Ricostruire la vita comincia dove finisce la tua zona di comfort”.
E tu come gestisci la tua zona di comfort? facci sapere nei commenti qui sotto
Bel pezzo. Complimenti Chiara, leggibile, fresco, persino intrigante.
Grazie Giuseppe, questi aggettivi mi piacciono molto, un piacere ricevere certi complimenti!